"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014

15 marzo 2024

Shura Council of Kurdistan Region released statement regarding Iraqi Federal Supreme Court ruling

March 14, 2024

The Shura Council of Kurdistan Region on Thursday released a statement on the recent Iraqi Federal Supreme Court ruling.
"The decision made by the Iraqi Federa Supreme Court, in contravention of the constitution and laws, establishes it as a superior authority above all other powers, leading to a multitude of unfavorable consequences, encompassing legal, political, and social dimensions," the statement said.
The statement also mentioned that the decisions made by the Federal Court led to the boycott of the parliamentary elections of the Kurdistan Region, scheduled for June 10, by the communities of Turkmen, Assyrian, and Chaldean.
The Shura Council of the Kurdistan Region has expressed concern that the communities' boycott of the elections will lead to political problems in the Kurdistan Region. This is because the parliament formed after the elections will not include representatives from these communities. Therefore, it is essential for the Iraqi Federal Supreme Court to adhere to the Constitution, exercise its privileges as outlined in the Constitution, and avoid infringing upon the privileges of other branches of power.
As per Article 36 of the Kurdistan Parliamentary Election Law, five seats were reserved for Chaldeans, and Assyrians, one for Armenians and five for Turkmens, but the Federal Supreme Court of Iraq annulled the 11 seats on Feb. 21.
Kurdistan Region President Nechirvan Barzani on March 3, set June 10 for parliamentary elections.
Every four years, Kurdistan Region parliamentary elections are held to elect the 111 members. The election was first held in 1992 and the most recent election was held in 2018.
Dawid Salman, the Director of the Iraqi Independent High Electoral Commission, previously told Kurdistan24 that there are 3.6 million eligible voters in the Kurdistan Region.

Iraq: abolita quota seggi riservati a minoranze in Kurdistan. Partiti di cristiani fanno appello al Presidente Rashid

14 marzo 2024

Le sigle e organizzazioni partitiche minoritarie che rivendicano la rappresentanza politica delle comunità cristiane presenti in Iraq continuano la loro mobilitazione contro la decisione della Suprema corte federale irachena di annullare la quota di seggi riservati a deputati appartenenti a comunità minoritarie etnico-religiose nel Parlamento della Regione autonoma del Kurdistan iracheno. 
In tale contesto, una delegazione di rappresentanti e militanti politici appartenenti alle comunità cristiane autoctone (caldei, siri e assiri) è stata ricevuta martedì 12 marzo a Baghdad dal Presidente iracheno Abdul Latif Rashid.
Durante l’incontro, avvenuto presso il Palazzo presidenziale al Salam – riferiscono le fonti ufficiali della Presidenza irachena – il Capo di Stato ha riconosciuto l’importanza delle comunità cristiane autoctone come “parte integrante della diversità interdipendente propria della identità multiculturale del Paese”.
La delegazione di politici cristiani era guidata da Yaqoub Korkis Yaqu, Segretario generale del Movimento Democratico Assiro, e Romeo Hakkari del Partito democratico “Bet-Nahrain”.
Il pronunciamento della Corte suprema al centro delle rimostranze delle sigle politiche animate da rappresentanti cristiani ha abolito la quota di 11 seggi parlamentari riservati alle comunità etniche e religiose minoritarie nel Parlamento della Regione autonoma del Kurdistan iracheno, dove le elezioni parlamentari dovrebbero tenersi il prossimo 10 giugno.
Secondo i politici cristiani, tale disposizione è lesiva dei diritti politici delle comunità di fede minoritarie garantiti dalla Costituzione. Lunedì 11 marzo, i capi di altre sigle politiche rappresentati da Jinan Jabbar, del Partito Nazionale Caldeo, avevano annunciato l’intenzione di boicottare le elezioni in programma nella Regione autonoma del Kurdistan in segno di protesta contro la contestata disposizione della Corte suprema federale.
Sabato 9 marzo, in una intervista alla testata curda multimediale Rudaw anche il Cardinale Louis Raphael Sako, Patriarca della Chiesa caldea, ha dichiarato che la disposizione di eliminare i seggi riservati ai gruppi etnici e religiosi minoritari è “incostituzionale”, esprimendo preoccupazione per interferenze e pressioni che condizionano i processi decisionali della Corte suprema.

13 marzo 2024

Iraq: card. Sako (patriarca caldeo), Messaggio ai musulmani per il Ramadan


 “Auspico che in questo mese santo, tutte le persone di buona volontà del mondo si uniscano per reprimere ogni forma di conflitto e di guerra, e lavorino per ridurre l’ingiustizia e il dolore, cambiare in meglio le condizioni delle persone e diffondere la civiltà della fraternità umana e dell’amore”.
È l’augurio espresso dal patriarca caldeo di Baghdad, card. Louis Raphael Sako, in occasione dell’inizio del Ramadan, “alle sorelle e ai fratelli musulmani”.
“La pace –
ribadisce – non è solo un’idea, è un progetto di vita necessario su cui siamo cresciuti e incarnato nella nostra vita quotidiana. Questo richiede coraggio”. “In Iraq, vent’anni dopo la caduta del regime, è necessario riconsiderare l’intero processo politico, e raggiungere una nuova formula di consenso diversa dal settarismo e dalle quote, basata sulla piena cittadinanza che garantisca – conclude Mar Sako – un futuro migliore agli iracheni”.

12 marzo 2024

Stoccolma nega l’asilo: 84enne cristiano iracheno muore sul volo di rimpatrio


Da sette anni era in attesa di vedere accolta la richiesta di asilo, invano. L’ultima bocciatura è coincisa con un provvedimento di espulsione e di rimpatrio. Sul volo di ritorno verso Baghdad, in Iraq, la terra di origine, sopraggiunge la morte improvvisa. È la vicenda dell’84enne cristiano caldeo Hanna Saka, conclusa tragicamente nei giorni scorsi su un mezzo della Turkish Airlines costretto ad un atterraggio di emergenza a Varsavia, in Polonia, per il decesso dell’esule. Secondo quanto riferisce Syriac Press, agenzia di informazione specializzata in notizie sugli assiro-caldei dell’Iraq, Israele, Libano e Medio oriente, i responsabili del centro immigrazione di Stoccolma lo hanno respinto con provvedimento immediato di deportazione.
Adil Saka, fratello del defunto, ha raccontato di peggioramento delle condizioni di Hanna all’arrivo in aeroporto, in fase di rimpatrio, che si sono rapidamente aggravate a bordo dell’aereo. Nonostante la richiesta di aiuto e le cure urgenti prestate dagli assistenti di volo e del personale medico presente, gli sforzi sono risultati vani e l’uomo è deceduto. Un medico a bordo ha constatato la morte di Hanna Saka, consigliando il pilota di avviare le procedure per un atterraggio di emergenza nello scalo della capitale polacca.
Al momento dell'atterraggio, la polizia di Varsavia è arrivata rapidamente e ha interrogato il fratello Adil Saka, comunicando la decisione di eseguire un’autopsia per determinare le esatte cause che hanno portato al decesso. Le autorità polacche hanno poi ufficializzato il trasferimento di Hanna in Iraq, attraverso l’ambasciata di Baghdad in Polonia. Hanna Saka era alle prese con una malattia cardiaca e con problemi di salute agli arti inferiori. La sua salute mentale e fisica si è ulteriormente deteriorata a causa dello stress conseguente al rifiuto della sua domanda di asilo e al successivo ordine di espulsione emesso dal Servizio svedese per la migrazione.
Di recente il patriarca caldeo, il card. Louis Raphael Sako, era tornato sul tema dell’emigrazione, rilanciando il pericolo di una riduzione progressiva della componente cristiana in Iraq a fronte di un esodo massiccio, per arginare il quale il porporato propone una “unità di crisi”. Nel Paese “non vi è strategia, sicurezza o stabilità economica”, manca la “sovranità” e vi è una “duplice” applicazione dei concetti di democrazia, libertà, costituzione, diritto e cittadinanza da parte di chi dovrebbe essere al servizio della nazione e dei suoi abitanti. In questo modo si sono “indebolite” le istituzioni e si è registrato un “declino” nella morale e nei valori, sono peggiorati servizi, sanità e istruzione, oltre a una “diffusa corruzione” e una “crescente disoccupazione” unite ad analfabetismo di ritorno.
In questo quadro la componente cristiana, già ai margini, è diventata ancora più fragile ed è stata oggetto di rapimenti, uccisioni iniziate nel 2003 con l’invasione Usa e culminate negli anni di dominio dello Stato islamico (Isis), con la grande fuga da Mosul e dalla piana di Ninive. L’emergenza è confermata dai numeri, come rivela lo stesso patriarca: negli ultimi 20 anni oltre un milione di cristiani (su un totale di meno di 1,5 milioni) sono fuggiti. Solo nelle ultime settimane “oltre 100 famiglie hanno lasciato Qaraqosh e sono emigrate”, andando ad aggiungersi a “decine di famiglie da altre città” fuggite per il futuro incerto e mesi di stipendi non pagati.

Several Chrisitan parties to boycott Kurdistan’s upcoming elections

March 11, 2024

A number of Christian political parties on Monday announced their boycott of the upcoming parliamentary elections in the Kurdistan Region in protest against Iraq’s federal court’s recent ruling which eliminated minority quota seats in the Kurdish legislature.
Jinan Jabbar, leader of the Chaldean National Party, read out a statement from his party and a number of other Christian parties, including the National Unity Alliance and the Chaldeal Political Board, announcing their boycott of the Kurdistan Region’s June polls, during a press conference in Erbil. The statement cited a recent ruling by the Iraqi Federal Supreme Court which eliminated the 11 quota seats in the Kurdish parliament dedicated to the Region’s ethnic and religious minorities it deemed as “unconstitutional,” as the reason for the boycott.
Jabbar told reporters that the ruling was a "great injustice" against Christians and a "dangerous violation of the rights of the minorities."
He added that their decision to boycott the elections came after a series of fruitless meetings with the federal authorities, including the Iraqi president.
In Ainkawa, situated at the northern edge of Erbil city, residents gathered in front of the Cathedral of Saint Joseph last week to protest the “blatant injustice and the unjust decision to remove the quota seats,” calling on the Baghdad court to reverse the ruling.
The court ruling is very significant for the minorities as it rules that their candidates for the Kurdistan parliament can no longer only run against other minority candidates competing for the designated quota seats, with Christian and Turkmen parties having to resort to fielding their candidates against better-funded, established Kurdish political parties.
Kurdistan Region President Nechirvan Barzani has set June 10 as the new date for the Region’s general elections which have been repeatedly delayed due to disputes between the Region’s ruling parties on how the polls should be held and in relation to the dissolution of the Kurdish legislature after the federal court deemed its self-extension “unconstitutional.”
Cardinal Louis Raphael Sako, patriarch of the Chaldean Catholic Church, on Saturday told Rudaw that the recent court ruling to remove quota seats from the Kurdistan Region’s parliament was “unconstitutional,” and expressed concern about how the country's top court was making decisions.
“The ruling contradicts the law and the constitution, and does not honor prevailing customs. There are a lot of things that are not in the hands of the court,” he said.

Rudaw
March 9, 2024
Court ruling removing quota seats ‘unconstitutional’: Chaldean patriarch

A Ur nel segno di Abramo (e di papa Francesco) una chiesa simbolo di pace

By Asia News - Khaleej Times
Dario Salvi

Foto Khaleej Times

Nel fine settimana scorso il primo rintocco della campana. Ed entro le feste di Pasqua la celebrazione della prima messa, ad inaugurare il luogo di culto e l’intero edificio. Nel tentativo di rilanciare i pellegrinaggi nei luoghi che hanno fatto la storia delle religioni - e dell’umanità -, di incoraggiare il ritorno dei cristiani in Iraq e per ricordare la visita di papa Francesco ormai tre anni fa, sta per aprire i battenti a Ur dei caldei la Ibrahim Al-Khalil.
La costruzione della “chiesa di Abramo”, origine comune di ebrei, cristiani e musulmani, sta per essere completata ed è parte di un complesso ben più ampio che sorge nella pianura desertica e contraddistinti dalla caratteristica forma piramidale. Ai primi di marzo risale l’installazione di una grande campana di argilla lucida nella torre, mentre tutto attorno gli operai erano impegnati a portare a termine gli ultimi lavori all’edificio e alla pulizia delle grandi vetrate. Il luogo di culto, oltre a simbolo del dialogo interreligioso, vuole essere anche un incoraggiamento alla comunità cristiana irachena decimata nell’ultimo ventennio tanto che, se in passato si contavano almeno 1,5 milioni di fedeli, oggi ne sono rimaste qualche centinaia di migliaia.
“Ur è un luogo santo, per la nascita e del profeta - racconta ad AsiaNews Adour Ftouhi Boutros Katelma, promotore del progetto, dal suo ufficio a Baghdad - e perché ci unisce a Dio. Abramo è il padre di tutti i profeti, è l’origine comune di cristiani, ebrei e musulmani. Ed è anche il luogo in cui è nata una delle prime civiltà, dove sono sorte molte delle scienze come la matematica, la fisica, anche la musica. Da qui la scelta di edificare [dopo la visita del papa] una chiesa, perché il luogo di Abramo e perché volevamo costruire un edificio attraverso il quale mostrare al mondo la nostra identità”.

La chiesa di Abramo
Il 79 enne ingegnere Boutros Katelma, cristiano originario di Mosul ma che vive stabilmente a Baghdad, è anima e mente della chiesa, frutto della visita di papa Francesco in Iraq nel marzo 2021, primo viaggio internazionale dopo le chiusure imposte dalla pandemia di Covid-19. Una visita che, all’epoca, era apparsa un coraggioso messaggio di speranza per un mondo che provava a fatica a riaprirsi sebbene ancora in piena emergenza sanitaria globale, oltre a rappresentare un coraggioso invito sul cammino del dialogo interreligioso. E, per il Paese arabo, un sostegno al percorso di lenta rinascita dopo la guerra e le violenze etnico-confessionali innescate dall’invasione statunitense del 2003, ultima delle quali in ordine di tempo la drammatica ascesa nell’estate 2014 dello Stato islamico (SI, ex Isis) con il suo lascito di sangue, morti, violenze e distruzioni.
La “chiesa di Abramo” non è solo un luogo di culto, ma è al tempo stesso un centro religioso, sociale e culturale legato a doppio filo a Francesco e al suo messaggio sulla comune appartenenza dei fedeli al profeta delle tre grandi religioni monoteiste. E un passo ulteriore nel dialogo interreligioso dopo la firma del documento sulla “fratellanza” ad Abu Dhabi nel 2019 col grande imam di al-Azhar per l’islam sunnita e l’incontro, sempre in Iraq, con il grande ayatollah Ali al-Sistani massima autorità sciita del Paese. Il complesso presenta una forma di cerchio che “racchiude” la storia ed è rivolto a est; le tre parti che lo compongono simboleggiano la trinità, mentre si accede all’interno attraverso una grande scala simile ad una ziggurat secondo un modello ispirato alla trascendenza, all’elevazione e alla ricerca di purezza verso l’alto. Per la costruzione è stata usata una pietra di colore bianco, simbolo di purezza per rafforzare il messaggio di spiritualità.

In pellegrinaggio a Ur
La chiesa non intende solo servire la comunità cristiana locale, ma vuole anche attirare turisti da tutto il mondo, in particolare i pellegrini cristiani. Shamil al-Rumaidh, direttore delle Antichità della provincia di Dhi Qar, dove sorge l’antica città di Ur, sottolinea che “la visita del papa è stata di importanza storica” per rilanciare la conoscenza della regione. E questa chiesa si pone come una delle principali attrazioni turistiche dell’Iraq, anche perché sorge “vicina ai siti archeologici di Ur” e permette così di conoscere e scoprire il passato, oltre a pregare in un luogo di culto che richiama il presente, l’attualità, e il passaggio del pontefice. La struttura potrà disporre anche di una sala per incontri utile anch’essa finalizzata all’accoglienza, soprattutto dei pellegrini cristiani in visita nella terra di Abramo, e nasce grazie all’impegno personale dell’ingegnere caldeo che ha curato il progetto e messo a disposizione i fondi necessari per la sua realizzazione. “Il primo rintocco delle campane - racconta Adour Ftouhi Boutros Katelma - nel fine settimana scorso, un test per verificarne il buon funzionamento, è stato un momento davvero fantastico, emozionante, tanto da non riuscire nemmeno ad esprimere a parole quanto ero felice. Al tempo stesso ero anche molto orgoglioso per aver portato a termine l’opera”.

Da Ur a Gaza, pace e dialogo
Con la chiesa a Ur, racconta l’ingegnere caldeo, “volevamo ricordare che i cristiani sono originari dell’Iraq, fare in modo che possano tornare e scoprire la loro terra, il passato, le loro radici. Oggi l’Iraq è un Paese che si è quasi svuotato della componente cristiana, ma vi sono molte opportunità soprattutto in una prospettiva di impresa, di affari e di sviluppo, soprattutto per le infrastrutture perché molto è andato distrutto a causa della guerra. Qui si può costruire e si possono fare affari, mentre sotto il profilo sociale bisogna lavorare per la comprensione reciproca, questo è il tempo giusto per ricostruire”.
Una rinascita che si deve fondare sul dialogo, sulle relazioni fra persone, sulla ripresa del tessuto sociale che lega cristiani, musulmani e membri di altre minoranze e che trova un punto di partenza ideale nella visita del papa nel marzo di tre anni fa. “La venuta del pontefice - prosegue Adour Ftouhi Boutros Katelm - è stata di grande effetto e ha rappresentato il punto più alto della storia del cristianesimo in Iraq e di grande significato per tutta la regione mediorientale. Ancora oggi se ne parla nei media e a livello di società: a Baghdad, per esempio, parlando della Chiesa viene naturale e automatico associarla al pontefice e al suo viaggio in Iraq” con il suo messaggio di pace, di dialogo e incontro. Parole, conclude il cristiano iracheno, che sono “molto attuali per quanto sta avvenendo a Gaza, un conflitto che preoccupa perché è forte il timore che possa estendersi a tutta la regione, in un’ottica di escalation che tutti noi vorremmo scongiurare. Per questo la chiesa Ibrahim Al-Khalil diventa un messaggio di pace per tutte le religioni, per tutti i luoghi, anche la Striscia: basta conflitto, non vi è alcuna ragione di fare la guerra, ciascuno [palestinesi e israeliani] ha il diritto di vivere nella propria terra e di farlo in pace”.

Khaleej Times

25 febbraio 2024

Angels and Devils, Heading to Where?


Cardinal Louis Raphael Sako
An unusual title. However, when we have a look at today’s world, we find it necessary from time to time to discern between the two. This is what I am going to do here.
“Angels” are meant to be, people with a gentle human touch and committed unconditionally to noble principles and good morals, trying to serve all consciously to the best of their ability, seeking rights, freedom and dignity of citizens.
Unfortunately, such people are generally suffering, and been attacked because of their honesty, courage and carefulness. They resort to the law to regain their rights and dignity, but the law become “stranded” when the government is unable to implement it.
This phenomenon is essentially linked to the authority / government, whose success is measured by preserving security, people rights, preventing the spread of corruption and bribery, as well as achieving development and prosperity, rather than comforting powerful people at the expense of justice.
On the other hand, “devils” are meant to be people with immoral and uncivilized behavior. They may have religion, but they have no faith, since their behavior intersects with faith. They tend to use every possible way to undermine human, spiritual and national constants and values, also override all considerations in order to force their personality, influence to serve their interests (power and money). Whenever they become empowered by money and weapons, they consider themselves above the law! Hence, Intimidating and terrifying others.
As for what lays between both angels and devils is “gray”, which is no less serious, but today’s comparison sheds the light on the general situation we live in our countries.
In the past, the conflict was direct, confined between two or several people or communities, while now a day the situation has worsened as the door is wide open to media especially, social media in all its forms, where rumors and misleading information can be easily spread by “electronic armies” affecting people’s thoughts, decisions and stances. The problem, is that such users are supported by influential parties and have never been held accountable.
Returning to the morality, I confirm that the doors remain unlocked, since the initiative of forgiving is possible, if these people change their behavior, in a way that shows a high degree of trust. Otherwise, the situation may lead to even greater turmoil
Expressing different opinions can no longer be done in a civilized manner, for instance, a so-called Christian Iraqi militia, who is actually a source of worry for Christians, established an affiliated “electronic army” directing several websites to deceive people by publishing countless lies and false facts in order to control Christians’ capabilities, monopolize them, and dominating their future completely. Once, someone criticizes them, they file slander lawsuits against him! Instead of learning the lesson!
I advised this group: to adhere to the rules of the Popular Mobilization Forces; the orders of the Commander-in-Chief of the Army; and not to interfere with Christian affairs, leaving it to Christians, then everyone will respect them.
I consider the conditions and sorrows of Iraqi Christians as the “Way of Cross” believing deep in our hearts that God will protect us, and that evil won’t last, as the “last judgement” day is coming!

18 febbraio 2024

Patriarch Sako to the Chaldeans Around the World: Unity, then unity: “Every household divided against itself will be ruined” (Matthew 12: 25)

By Chaldean Patriarchate

Cardinal Louis Raphael Sako

Currently, the situation of the Middle East is terrible due to the political and componential divisions, which has brought nothing but evil.
In Iraq, we are experiencing this phenomenon, where international, regional “bodies” and financed parties are working to divide Iraqis, based on sectarian components, having certain extremist ideology and loyalties. What hurts us more was their success in eliminating National Affiliation and dividing each component: Shiite – Shiite, Sunni – Sunni, Kurdish – Kurdish and even Christians. This situation created ongoing crises, in addition to the spread of “epidemic” corruption by stealing public money. Therefore, successive governments failed to protect Iraq’s sovereignty; its resources; and to preserve the rights of its people on the basis of full citizenship.
Christians are paying a “high” price and have been forced to emigrate due to these divisions. Also, well-known parties, who concealed the facts “for ulterior motives”, seduced some Church leaders with money and privileges in order to control their capabilities and dominating their properties.
Let me go Back to Chaldeans: During my recent visit to the Chaldeans in France, Belgium, the Netherlands, as well as my follow-up on the Chaldean situation in Iraq, I witnessed a painful way of divisions, ranging from Chaldeans, to Chaldo -Assyrians, or Assyrians and also Chaldo – Syriac – Assyrian. Moreover, there is also a group who wants to establish a new party or a new “body” with false claims, in addition to those who plan to hold a “Chaldean Conference”, which is certainly not for the benefit of Chaldeans, as they claim.
This by itself is a damage that hinders any unity, because unity should be achieved when we are “strong”, as stated by Jesus Christ “Every household divided against itself will be ruined” (Matthew 12/ 25). Frankly, this should be a “red line”. 
Today, more than ever, is imperative for Chaldeans to rally around their identity and their Church and to communicate among them and with others in an honest and positive manner.
Unity occurs through serious dialogues, negotiations, and understandings, rather than through shameful divisions stemming from selfish interests, narcissistic and using deceptive slogans.
I support the unity of Churches, unity of Chaldeans, Syriacs and Assyrians, with sincere intention, through recognition and respect of others; and comprehensive dialogue away from division and dispersion. 
Overall, unity can be achieved by strong persons and not opportunist.
Chaldeans around the world must understand that they are “nothing but a project of splitting” financed by certain entities… What happened to me personally is a result for confronting the malicious splitting efforts.
Look at what Maronite brothers in Lebanon are facing now: how His Beatitude Patriarch Boutros Cardinal Raei failed to bring them together, in spite of all his attempts to unify their stances in order to elect a president of the republic.
In the same context of the multiplicity of parties and loyalties, we have an example of the weakened situation of our brother Assyrians, especially the “Assyrian Democratic Movement”, due to their tribal and rural affiliations divisions that even affected the Church. We hope that the two Churches will unite as soon as possible.
Bottom line: In light of the danger of division and extinction comes the importance of working hard as one team for unity, as there is no salvation for us without solidarity and unity, especially since our number in Iraq is decreasing and our presence is threatened.

14 febbraio 2024

Il patriarca caldeo, cardinale Mar Louis Raphael Sako, confermato membro del Dicastero per il Dialogo Interreligioso

By Baghdadhope* - Patriarcato caldeo

Con una lettera a firma del segretario di stato vaticano, Cardinale Pietro Parolin, Papa Francesco ha rinnovato la carica di membro episcopale del Dicastero per il Dialogo Interreligioso del patriarca caldeo, Cardinale Mar Louis Raphael Sako 
Il cardinale Sako era stato nominato membro episcopale del dicastero  esattamente 5 anni fa, il 14 febbraio del 2019.
La missiva ufficiale è stata accompagnata da un messaggio personale da parte del prefetto del dicastero, il cardinale Miguel Angel Ayuso Guixot, MCCJ che, secondo quanto riportato dal sito patriarcale recita: 

“ Eminenza, sono molto lieto di rinnovare la Sua appartenenza al Consiglio. Possiamo quindi contare sulla vostra preziosa collaborazione nel compito di portare avanti il ​​dialogo con le altre religioni … ”




13 febbraio 2024

Presbiterato uxorato nelle Chiese Orientali e perché non nella chiesa latina?

12 febbraio 2024

Patriarca Cardinale Louis R. Sako

Scrivo queste righe dopo avere ordinato preti, la settimana scorsa, due uomini sposati, uno in Belgio e l’altro in Olanda: le due chiese erano piene di fedeli caldei ma anche latini. Certo prima della loro ordinazione hanno fatto studi e hanno una solida formazione. Dopo l’ordinazione alcuni mi hanno chiesto perché noi latini non abbiamo questa possibilità? Noi orientali siamo cattolici come i cattolici latini romani e nella Chiesa non siamo due categorie di cattolici, ma una sola categoria cattolica e apostolica. Ci sono due tradizioni diverse, ma la tradizione non è eterna.
Il mondo nostro è diverso dal passato, è cambiato, anche la società. Sicuramente non ci sarà progresso senza aggiornamento. Il Santo padre Papa Francesco ha capito questa realtà, perciò ha convocato il sinodo sulla sinodalità in ottobre 2023 e ottobre 2024
La vocazione sacerdotale è una chiamata personale e una convinzione di fede.
Ci sono persone chiamate al sacerdozio con il celibato, ma altre con il matrimonio. .
Nelle chiese orientali ci sono i due modelli: sacerdoti celibe e sacerdoti sposati. Che problema c’è, il matrimonio è un sacramento.
Il celibato è una disciplina e non una dottrina di fede. Ordinare preti persone sposate ideone non annulla la presenza di preti celibi. Il celibato rimane un carisma molto apprezzato. Sono due scelte diverse, e una non va contro l’altra.
Nella Chiesa c’erano preti sposati fino al secolo nono, poi si sono moltiplicati i monasteri e le congregazioni, con l’arrivo di papi e vescovi monaci che hanno portato la loro disciplina monastica, i canoni, la liturgia, fino al ritiro della liturgia cattedrale (il breviario prima del concilio Vaticano II era monastico). Invece le chiese orientali ortodosse e cattoliche hanno continuato ad avere preti celibi e sposati che vivono nell’armonia. Non c’è una concorrenza contro i preti celibi. Abbiamo nella Chiesa caldea una ventina di sposati, mentre la maggioranza dei nostri preti sono celibi.
Tutte le chiese hanno grande bisogno di sacerdoti; perché non dare ai vescovi locali la possibilità per distinguere i casi e prendere la decisione giusta per la loro diocesi?
Le facoltà di teologia sono aperte agli uomini e alle donne: abbiamo persone laureate in teologia, in liturgia e diritto canonico e pastorale, quindi la cultura cristiana non è più limitata al clero. Allora perché non approfittiamo dei loro talenti, della loro abilità e del loro carisma?
Spero che la seconda fase della sinodalità studierà questo problema sul serio!

5 febbraio 2024

Cardinale Louis Raphael Sako. Lettera pastorale in occasione della Quaresima 2024

By Cardinale Louis Raphael Sako

La Quaresima è uno cammino spirituale speciale verso la Pasqua, la risurrezione e la pace 

La Pasqua – il digiuno è un polo centrale della nostra fede cristiana, che imprime la vita di Cristo nella sua passione, morte e risurrezione, e il cammino del cristiano per vivere con Lui e inserirsi in Lui. La Pasqua è una spiritualità di partecipazione al mistero pasquale, da sola è capace di cambiare tutto con speranza e fiducia e di finire le guerre e fare la pace. 
All’inizio della creazione, tutto procedeva con docilità verso “Dio”, il centro, ma l’uomo, ben presto, fu trascinato liberamente in scelte sbagliate, e apparvero deviazioni inaspettate, dovute alle vicissitudini della sua natura dell’uomo, che voltò le spalle a Dio suo Creatore, e volle separarsi da lui (il comportamento di Eva e Adamo e del figlio prodigo, Luca capitolo 15). Il risultato fu che non riuscì a dominare i suoi istinti, le sue passioni e ambizioni, e il suo cuore si è indurito e successe ciò che è accaduto (Caino uccide suo fratello Abele). Da allora, il male persiste in tutte le sue forme: violenza, la diffusione delle operazioni terroristiche, guerra, omicidio, distruzione, corruzione, violazione dei diritti dell’uomo e disprezzo delle sue legittime aspirazioni, secondo la regola: o governiamo o uccidiamo.
Oggi, la scena sembra eccezionalmente più complicata e la situazione sta peggiorando, soprattutto nella nostra regione. A causa dell’abbandono dei valori umani e religiosi, il nostro mondo è in uno stato di caos, dello squilibrio, dell’instabilità dell’ordine mondiale e dell’equilibrio di potere: divisioni interne per il potere e il denaro, interventi esterni per interessi politici ed economici, e guerre devastanti qua e là, soprattutto nella terra di Gesù e nell’Ucraina. Tutto ciò rende i cuori delle persone spezzati e turbati, e i loro pensieri sono distratti, ansiosi e impauriti. Queste tempeste, che sono una macchia di disonore sul volto dell’umanità, devono essere corrette. La chiesa, nella sua nobile missione, non deve accontentarsi di discorsi timidi o diplomatici, ma deve alzare la voce non meno di quella dei profeti, e classificare questi atti come grandi peccati e crimini contro l'umanità. 
La quaresima - Il digiuno In questo ambiente fragile, (quest’anno dal 12 febbraio al 30 marzo), che precede la passione, morte e risurrezione di Cristo, viene a dare alla nostra vita un nuovo orizzonte, per distinguere il bene dal male, il vero dal falso, scegliere ciò che Dio vuole, e armonizzarci gli uni con gli altri per cambiare e risorgere in meglio, in uno spirito di umiltà, riconciliazione e saggezza.
Il digiuno è un tempo per rinnovarsi, per crescere e raffinarsi, affinché l’uomo recuperi la sua immagine, creata da Dio a sua immagine e somiglianza (Gen 1,26).
Il digiuno non è solo digiuno dal cibo, ma anche dal peccato. È un tempo di conversione - pentimento attraverso l’atmosfera spirituale che fornisce. La conversione “Metanoia" è la parola centrale nella predicazione di Gesù che significa letteralmente “volgersi” dal peccato a Dio".
La conversione è un invito ad entrare nel Nuovo Testamento, nella sua logica, e a lasciare che lo Spirito Santo ci riempia, ci cambi dall’interno, affinché cambi il nostro sguardo e il nostro modo di vivere, e rafforzi veramente il nostro rapporto con Dio e il nostro rapporto vicendevole per cercare il recupero spirituale, umano ed ecclesiastico, e per lavorare insieme con coraggio per diffondere la cultura della vita, della fraternità, della pace e della convivenza armoniosa, per risvegliare la società, realizzare la stabilità e il rispetto della dignità umana e della libertà. 
Il digiuno è un momento forte per confessare i nostri peccati disgustosi, per abbandonare le cattive abitudini, per rimuovere le radici dell’egoismo, dell’indifferenza, dell’odio e della violenza, dell’ipocrisia, della diffamazione, della ricerca del piacere e l’abbandonarvisi, della brama di avidità, anche in modi proibiti, impadronendosi e sfruttando i patrimoni degli altri, per cambiare in sincerità e integrità morale. Il digiuno è come un autolavaggio completo come facciamo con i nostri veicoli! Abbiamo esempi nel Vangelo con Zaccheo, il pubblicano e la Maddalena.
Il digiuno è il tempo dell’applicazione del comandamento dell’amore e della misericordia. Gesù Cristo ha preferito la misericordia al sacrificio, nel rimuovere i muri che ci separano dagli altri, e nel dare generosamente per aiutare i fratelli e le sorelle nel bisogno, come affermano le raccomandazioni del profeta Isaia: “Non è questo piuttosto il digiuno che voglio: sciogliere le catene inique, togliere i legami del giogo, rimandare liberi gli oppressi, e spezzare ogni giogo? Non consiste forse nel dividere il pane con l’affamato, nell’introdurre in casa i miseri, senza tetto, nel vestire uno che vedi nudo, senza distogliere gli occhi da quelli della tua carne? (Is 58,6-7).

Supporto divino:

Il roveto ardente
“Io sarò con te” (Es 3,12). “Ecco io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo (Mt 28,20). Com’è bello che il Nuovo e l’Antico Testamento si incontrino nella vicinanza del Signore con noi! Dio è con noi: “Emmanuele”. Questo è il fondamento della nostra esistenza, la via della salvezza. Dobbiamo solo camminare fedelmente con Cristo. Con questa fiducia e preghiera possiamo dire: “Se dovessi camminare in una valle oscura, non temerei alcun male, perché tu sei con me” (Sal 23,4). Questa è la novità dell’insegnamento di Gesù.
Dobbiamo tornare alla nostra autenticità, dare un esempio meraviglioso alle nostre parrocchie, alle nostre famiglie e alla società, convertendoci e affrontando con decisione i comportamenti malvagi, prima che avvenga il disastro, e migliorando il rapporto con Dio e tra di noi, con reciproco altruismo esemplare, per raggiungere la fine gloriosa come Cristo: il passaggio alla risurrezione, alla vita e al rinnovamento “ܩܝܡܬܐ ܘܚܝ̈ܐ ܘܚܘܕܬܐ”, come è il motto della nostra liturgia caldea, e per raggiungere la pace nel nostro mondo avvolto nelle tenebre.

Auguro un digiuno benedetto, una gloriosa resurrezione per tutti e pace per il nostro paese, l’Iraq, la nostra regione e il nostro mondo!

Bassora: l’esodo svuota le chiese, futuro dei cristiani a rischio

31 gennaio 2024

Nel sud dell’Iraq, la città di Bassora si sta svuotando - come sta avvenendo in gran parte del Paese - della presenza cristiana: la maggior parte delle chiese della città, centro di riferimento di un’area ricca di petrolio, sono ormai inutilizzate anche perché l’80% dei fedeli fra assiri, caldei e siriaci che costituivano gli abitanti originari della provincia sono emigrati, o fuggiti. Di questi, una parte ha cercato rifugio nel nord, nel Kurdistan iracheno dove la situazione è - relativamente - più tranquilla, nonostante gli attacchi turchi e iraniani contro i curdi che continuano anche in queste settimane e non risparmiano i cristiani. Altri ancora hanno alimentato la ormai cospicua comunità della diaspora nel Nord America, in Europa o in Australia.
Un tempo la provincia di Bassora ospitava una significativa minoranza cristiana, con oltre 7mila famiglie che la chiamavano “casa”. Secondo i dati del Consiglio delle Chiese di Bassora, questo numero si è notevolmente ridotto, fino ad arrivare a “sole” a 350 unità. “Si sentono minacciati. È per questo che i cristiani migrano. Ogni volta che si prospetta l’opportunità, la colgono al volo e se ne vanno” ha spiegato al sito di informazione curdo Rudaw Aram Sabah, membro dell’arcidiocesi caldea di Bassora e del sud Iraq, attribuendo la migrazione del passato a una serie di ragioni tra cui l’emarginazione e la mancanza di stabilità.
“Ci sono molte ragioni - prosegue Sabah - che portano alla migrazione dei cristiani. Quando vi è una legge debole, uno Stato che non funziona o i tuoi diritti non sono riconosciuti e sei considerato un cittadino di terza classe, migri all’estero ogni volta che intravedi vedi un’opportunità”. Questo fenomeno “fa molto male” conclude il leader cristiano, anche perché spesso è a rischio la vita stessa delle persone “a causa delle minacce di morte” ancora attuali.
Nel 2016 proprio a Bassora si era registrata la prima vittima della controversa norma “anti-alcol”, con l’uccisione per mano di uomini armati - una vera e propria esecuzione - di un negoziante cristiano. E su 17 chiese che animavano la città, ad oggi almeno nove sono state chiuse e altre due sono state incendiate e risultano inservibili. Quanti sono rimasti denunciano una situazione di persistente difficoltà, ma auspicano il ritorno di quanti sono fuggiti per ricostruire una comunità che si sta perdendo. Oggi “a Bassora non vi è, in generale, discriminazione etnica” racconta Habeeb Saadun, un anziano originario della zona e “non importa se sei sunnita, sciita o cristiano. Per questo - lancia un appello - chiedo a tutti di tornare, perché ora qui vi è pace e sicurezza”. “Speriamo che rientrino nella loro terra - gli fa eco Abbas Ali - perché questo Paese è anche loro. Grazie a Dio, negli ultimi tempi la sicurezza è maggiore”.
Bassora è il centro più importante del sud dell’Iraq ed è stata teatro negli anni scorsi di gravi violenze etniche e confessionali, che avevano spinto la Chiesa a sospendere tutte le attività extra-pastorali e le autorità a imporre il coprifuoco. Una situazione di criticità che ha caratterizzato la storia recente di tutto il Paese più volte denunciata dal patriarca caldeo card. Louis Raphael Sako, che ha determinato un drastico calo della popolazione cristiana: i fedeli sono passati da 1,5 milioni pre-invasione Usa del 2003 a meno di 300mila (solo 150mila secondo alcune fonti). Inoltre, nel settembre del 2022 Bassora - a maggioranza sciita e principale polo petrolifero del sud - aveva registrato pesanti scontri fra fazioni rivali in seguito alla decisione del leader radicale Moqtada al-Sadr di ritirarsi dalla vita politica, con morti e feriti. Due delle vittime erano membri delle Brigate della Pace di al-Sadr, contrapposti ai movimenti jihadisti filo-iraniani di Asa'ib Ahl al Haqq.

Iraqi Christians exodus leaves churches empty in the south

Rudaw
January 25, 2024

19 gennaio 2024

Nella Piana di Ninive in Iraq non c'è pace per i cristiani

Luca Geronico

«L’incendio del 27 settembre qui a Qaraqosh è stato peggio del Daesh. Almeno quella era una minaccia visibile: invece, adesso, la minaccia potrebbe nascondersi ovunque», constata amaramente padre Giorges Jahola, parroco della chiesa di San Giuseppe nella città cristiana nel cuore della Piana di Ninive. Una strage dal bilancio pesantissimo, avvenuta in circostanze a dir poco sospette, che ha risvegliato antichi timori nella comunità siro-cattolica che, dopo la fuga forzata dalla Piana di Ninive nel 2014 per l’invasione del Daesh, era tornata a vivere e lavorare nella città simbolo della presenza cristiana in Iraq.
«Un durissimo colpo quelle 133 persone morte nel rogo divampato all’improvviso nella sala per banchetti nuziali, come anche gli ustionati gravi che difficilmente si riprenderanno. Quasi metà della città, dati i legami di parentela qui molto stretti, ha avuto un morto o un ferito in quell’incidente», conferma padre Jahola.
Un lutto che ha attraversato tutto il periodo di Natale - celebrato a Qaraqosh senza luminarie e decorazioni per le strade - in un silenzio carico di dubbi e rabbia per un episodio che nessuno riesce a dimenticare. Le manifestazioni di solidarietà da tutto il Paese, la visita delle autorità e l’annuncio di una apertura di una inchiesta non hanno cambiato l’ormai abituale percezione della minoranza di vivere come in ostaggio, in una sorta di esilio procurato, pur abitando nella terra in cui risiedono da secoli come testimoniano gli antichi monasteri della “Piana dei cristiani”.
Disagio, insicurezza e rabbia. Addirittura, a fine autunno, è dovuto intervenire l’esercito per sedare le proteste della folla dei parenti delle vittime che avevano tentato di assaltare la casa di Samir Nappu, il proprietario del salone per banchetti andato a fuoco in un battibaleno: la velocità del propagarsi delle fiamme diffusesi subito in quasi tutta la sala, assieme alle testimonianze dei sopravvissuti che raccontavano come le luci fossero state spente all’improvviso e un misterioso furto delle memorie delle telecamere di sorveglianza hanno alimentato un vortice di sospetti su Nappu, arrestato subito dopo la tragedia. L’uomo, proprietario della struttura costruita abusivamente nel 2018, godeva da tempo di pessima reputazione: molto ricco e di famiglia cristiana, è ritenuto vicino alla Brigate Babylon, la milizia sciita riconosciuta dal governo e guidata da Rayan al-Caldani. Dopo la soppressione delle “Ninive protection unity” - le forze di polizia gestite dai cristiani – la milizia sta prendendo il controllo della regione a pochi chilometri dal Kurdistan iracheno, ma formalmente sotto il controllo del governo federale di Baghdad.
«A Qaraqosh è in atto una lotta strisciante per il comando: il governatore di Mosul ha chiesto che le milizie abbandonino la provincia, ma altre autorità si oppongono. La città ormai è spaccata in due: non sono pochi, anche fra i cristiani, quelli che si arruolano nelle Brigate Babylon pur di avere uno stipendio, mentre si vive in un crescente clima di intimidazione e nella paura di delazioni alle brigate», spiega il padre rogazionista Jalal Yako, ora in Italia ma originario di Qaraqosh. L’entusiasmo straripante della folla e le speranze di una riconciliazione sociale del 7 marzo 2021 quando Qaraqosh - in una città che aveva cominciato a rivivere e sembrava avviata alla completa ricostruzione - accolse nella cattedrale dell’Immacolata Concezione appena restaurata papa Francesco per la recita dell’Angelus, sono davvero lontani.
«Ora è tornata l’incertezza sul futuro dei cristiani” prosegue padre Jalal Yako che dal 2014 al 2017 visse nei campi profughi di Erbil assieme alla sua gente, tutti con la sola speranza di poter tornare un giorno nella loro terra riconquistata al Daesh. Un ritorno alla “terra promessa” che molti adesso vivono come una promessa tradita.
A maggior ragione dopo il viaggio di papa Francesco in Iraq tre anni fa, la “Preghiera dei Figli di Abramo” pronunciata davanti alla ziggurat di Ur e lo storico incontro a Najaf - un paio d’ore prima di quel 6 marzo 2021 - tra il 
Pontefice e il grande ayatollah Ali al-Sistani, leader degli sciiti iracheni.
Un sentimento di insicurezza e sfiducia nelle autorità civili che ha portato lo scorso luglio il cardinale Louis Sako, patriarca caldeo di Baghdad, a un gesto clamoroso. Dopo aver denunciato una «campagna deliberatamente umiliante» contro di lui, il cardinale iracheno ha abbandonato Baghdad per protesta contro la decisione del presidente della Repubblica Abdul Latif Rashid di annullare il decreto del 2013 dell’allora presidente Jalal Talabani che riconosceva Louis Sako come patriarca e guida della Chiesa caldea. Una rottura istituzionale che ha suscitato più di una perplessità fra i vescovi iracheni, ma che pare dettata più che da un contenzioso giuridico, dalla volontà di denunciare il sempre più ingombrante ruolo politico assunto da Rayan al-Kaldani che si è arrogato strumentalmente la rappresentanza politica dei cristiani. Uno scontro frontale tra il patriarca e il governo che non si è certo attenuato all’inizio di quest’anno.
«In Iraq non c’è strategia, sicurezza o stabilità economica, né sovranità ma piuttosto l’adozione di un duplice concetto di democrazia, costituzione, diritto e cittadinanza», spiega il cardinale Sako in un editoriale pubblicato sul sito del patriarcato. In una situazione di «totale o parziale marginalizzazione », afferma il patriarca ripercorrendo gli ultimi due decenni in Iraq, la «fragile componente cristiana» è stata bersaglio fin dal 2003 – anno della caduta del regime di Saddam Hussein – di rapimenti e assassini a scopo di estorsione e poi dello spostamento forzato da Mosul e dalla Piana di Ninive ad opera del Daesh: «Se non fosse stato per la generosa accoglienza del governo regionale del Kurdistan e per gli aiuti della Chiesa per la ricostruzione delle loro case dopo la liberazione, i cristiani sarebbero stati come la popolazione di Gaza, dato che il governo centrale non ha fatto nulla per loro».
Attacchi contro i cristiani che continuano tuttora prendendo di mira il loro lavoro, con la «confisca dello loro proprietà», oltre a casi di «conversioni forzate» o l’«islamizzazione dei minori». In questa situazione, il governo «non è serio nel fare giustizia per i cristiani». «Quali sono i risultati dell’inchiesta della tragedia al matrimonio di Qaraqosh che nessuno crede sia stato un incidente? Più di un milione di cristiani sono immigrati, molti di loro erano con un qualificati retroterra scientifici ed economici, ma a chi importa?», si chiede Sako. Il risultato è che nei mesi scorsi 100 famiglie cristiane sono emigrate da Qaraqosh, a cui si devono aggiungere in questo nuovo flusso migratorio dozzine di famiglie fuggite da altre città. Una crisi politica ma anche ecclesiale: dopo aver lavorato per stabilire «buone relazioni con gli sciiti e i sunniti», il leader della Chiesa caldea rivendica di aver «lavorato duramente per unificare» le diverse Chiese in Iraq e di aver preparato «iniziative e appelli per un amalgama», ma senza successo a causa della «inabilità di parte del clero di prendere tale decisione».
Inoltre, «la strumentalizzazione del movimento Babylon ha giocato un ruolo nell’intrappolare alcuni vescovi con il denaro, il potere, e la tentazione di leadership», afferma il patriarca. Le Brigate Babylon non sono riuscite a controllare la Chiesa caldea, assicura il cardinale Sako, ma hanno giocato un ruolo fondamentale nello spingere il presidente della Repubblica a ritirare il decreto che riconosceva i ruolo della Chiesa caldea: decisione definita un «assassinio morale». Sako, in questa Chiesa sotto scacco, indica tre gruppi di vescovi: gli indifferenti, i sottomessi alla Brigate Babylon – a cui la folla ha gridato: «traditore, traditore» – e, infine, i «pastori coraggiosi» che «non accettano ingiustizie e compromessi con la verità».
Una crisi che ha colpito anche la gente comune, poco addentro alle questioni politiche: «Come dice la Bibbia: percuoterò il pastore e saranno disperse le pecore del gregge. Hanno colpito la spina dorsale di Qaraqosh», afferma padre Giorgio Jahola commentando la “cattività avignonese” ad Erbil del patriarca. «Quello che è in atto è un progetto di cambiamento demografico, come già avvenuto nella vicina Bartella dove adesso il 60% degli abitanti sono musulmani. Ma io me ne andrò da qui solo dopo che l’ultimo cristiano avrà abbandonato Qaraqosh».

Iraq: New catholic kindergarten is a "dream come true"

Amy Balog

Iraqi Christian parents have expressed great joy about the opening of a Catholic kindergarten in Erbil, kindling fresh hopes for the survival of the Church in a country where the faithful have endured so much suffering.
The new playschool was created as an extension to Mar Qardakh School in northern Iraq’s autonomous Kurdistan region with support from Catholic charity Aid to the Church in Need (ACN), which contributed £215,000 (€250,000) towards the project.
Erbil became home for more than 125,000 Christians fleeing persecution by Daesh (ISIS) after the extremists seized the Nineveh Plains in 2014.
Admissions at Mar Qardakh School – opened by the Chaldean Catholic Archdiocese of Erbil in 2011 – have been on the rise, with increasing demand for a new building as the number of kindergarten-age children has grown.
The establishment of the kindergarten will free up space in the original school building, enabling the institution to take in more primary and secondary school pupils.
The construction of the playschool was “a dream come true”, according to Farah, the mother of a girl aged five.
Luma, another mother with a four-year-old son, told ACN: “The sheer joy and relief it has brought to our community is huge.
“It’s evident in the eager footsteps of my son and others rushing into the kindergarten with real joy.”
Economic hardship and high unemployment have been afflicting Iraq’s Christians, and education is key to enabling them to remain in their ancestral homeland by helping them gain skills that can lead to stable employment.
In a country where the Christian minority faces frequent discrimination and is often treated as second-class citizens, many parents wish to send their children to a school with a Catholic ethos.
Mar Qardakh School teaches pupils to live a Christ-centred life, equipping them to spread the Word of God and raise their own future children in the Faith.
Luma said: “It is wonderful to witness the dedicated teachers, their faces lighting up as they receive my child and other children.
“I know they will ensure that my son’s journey in the kindergarten will be filled with joy, learning and love.
“Thank you Aid to the Church in Need!”

With thanks to Conn McNally

Card. Sako: da Gaza ai missili iraniani su Erbil, in fiamme tutto il Medio oriente

Dario Salvi
17 gennaio 2024

Un attacco “sconsiderato e irresponsabile” che colpisce un Paese, l’Iraq, “spaccato” e che guarda con incertezza al futuro, mentre la gente è “stanca e delusa”. È quanto racconta ad AsiaNews il patriarca di Baghdad dei caldei, il card. Louis Raphael Sako, commentando l’operazione militare a colpi di missili e droni dell’Iran nel nord, nella regione autonoma del Kurdistan, che ha causato diverse vittime fra le quali anche un importante esponente della comunità cristiana. Sono violenze “in atto da tempo”, prosegue il porporato, “che non hanno senso e che non conducono ad alcun risultato se non ad alimentare una situazione di tensione. Non cambiano la realtà, ma la complicano” e si fa sempre più fragile il cammino “del dialogo e della diplomazia” ormai soffocato dal “rumore assordante delle armi”. “Ogni guerra - avverte - comporta una tragedia umana scioccante e la responsabilità è dei Paesi leader . Tutti i capi devono superare la catena di divisioni, della vendetta, della violenza, dei conflitti e delle guerre”.
Nell’attacco sferrato dalla Repubblica islamica oltre-confine in Iraq, nell’area a maggioranza curda, si registra anche un morto cristiano: si tratta di Mikhail Sridar, membro di una famiglia “autorevole e rispettata” originaria di Mosul, che si era affermato negli anni creando affari da Londra agli Emirati Arabi Uniti. “Cristiani, musulmani - sottolinea il patriarca caldeo - noi non vogliamo fare distinzioni: qui vengono colpiti uomini e donne, fratelli e sorelle che perdono la vita” senza una ragione. “Non sappiamo cosa avessero in mente quelli che hanno attaccato - prosegue - ma ciò che resta sul terreno sono i morti”.
Focolai di tensione che si sommano ai ripetuti raid in atto da tempo della Turchia nel Kurdistan iracheno e che preoccupano lo stesso papa Francesco che oggi, all’udienza del mercoledì, ha espresso “vicinanza e solidarietà alle vittime civili” a Erbil. “Le buone relazioni tra vicini non si costruiscono con simili azioni - ha proseguito il pontefice - ma con il dialogo e la collaborazione. A tutti chiedo di evitare ogni passo che aumenti la tensione in Medio oriente e negli altri scenari di guerra”. Parole di pace e di buon senso, ma che rischiano di perdersi nel frastuono causato dalle bombe e dai missili che, da Gaza al Libano, dalla Siria allo Yemen stanno rendendo la regione un territorio sempre più precario e insicuro.
Questi fronti, riprende il card. Sako, “possono allargare la guerra ed è terribile”. “Quasi ogni giorno si verificano attacchi, mentre la politica internazionale manca di serietà e non riesce a trovare soluzioni. Osservano da fuori - accusa - ma non sanno mettere in campo azioni chiare e forti per risolvere questi problemi in Medio oriente, come sta avvenendo per il conflitto fra Russia e Ucraina. E questo potrebbe legittimare altri attacchi di nazioni più forti verso realtà più piccole”. “Anche gli Stati Uniti - spiega il porporato - parlano di democrazia, ma dove si trova questa democrazia? Ciascun Paese persegue il proprio interesse, certo non i diritti dell’uomo”. E anche il ruolo dei saggi del mondo, dei capi religiosi - conclude - è ormai fatto “solo di discorsi” contro le guerre, ma mancano di azioni concrete “per rispettare la vita e i diritti degli altri” mentre si fa sempre più elevato “il rischio di una guerra dalla connotazione anche religiosa fra ebrei e musulmani, con il coinvolgimento dei cristiani orientali”.
Intanto Teheran ha dichiarato che il lancio di missili contro Erbil (e Idlib in Siria) non è legato alla guerra a Gaza, ma l’influsso è innegabile e non è passata inosservata la distanza tra la provincia siriana colpita, che è la stessa che separa il confine iraniano da Tel Aviv. Resta il fatto che nella (presunta) operazione contro “una base segreta del Mossad israeliano” - come da nota ufficiale iraniana - siano in realtà morti cinque civili curdi, compresa una bambina, e un cristiano.
“Sono attacchi - spiega ad AsiaNews l’ex parlamentare cristiano Yonadam Kanna, leader e fondatore dell’Assyrian Democratic Movement - che violano la sovranità irachena” anche se è responsabilità dell’Iraq operare per “fermare ogni minaccia verso Iran e Turchia”. “Le forze turche - prosegue il leader cristiano - stanno combattendo il Pkk su montagne lontane dalle città”, ma la minaccia è “reale” per gli abitanti dei villaggi “costretti ad abbandonarli e fuggire”. Diversamente, i bersagli iraniani “sono nelle città o vicino a esse” ma come ha precisato un consigliere iracheno per la sicurezza nazionale “non vi è alcun centro del Mossad” nell’area colpita a Erbil. Ecco perché l’attacco, prosegue, potrebbe essere letto come “una sorta di pressione sulle autorità” del Kurdistan, mentre non vi sarebbero legami con Gaza. Quello che è certo “tutti gli iracheni soffrono per la corruzione, la mancanza di servizi pubblici, di lavoro, e non hanno fiducia nel futuro”. E in questo quadro, conclude l’ex parlamentare, i cristiani “soffrono molto di più per politiche discriminatorie e problemi legislativi [come la legge elettorale che svuota la rappresentatività] che aumentano il livello di povertà e spingono all’emigrazione”.
Infine, per l’Iran si apre anche un fronte sud-orientale in seguito ad un attacco a colpi di missili e droni in territorio pakistano che il governo di Islamabad ha definito “illegali” e nel quale sarebbero morti “almeno due” bambini, feriti altri tre. La Repubblica islamica avrebbe preso di mira due basi del gruppo jihadista Jaish ul-Adl, legato ad al-Qaeda, ma le vittime civili rischiano di innescare una nuova escalation in un quadro già segnato da gravi conflitti e profonde spaccature. In quest’ottica si legge il monito alla “moderazione” inviato da Pechino all’indirizzo di Teheran e Islamabad, con la portavoce del ministero degli Esteri Mao Ning che chiede di “evitare azioni che potrebbero portare a un’escalation” lavorando “assieme” per mantenere “la pace e la stabilità”. Sia la Repubblica islamica che il Pakistan sono alleati di Pechino e membri della Sco, l’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai di cui è leader la Cina. Per Islamabad l’attacco è un atto “totalmente inaccettabile” perché slegato da “provocazioni” provenienti dal proprio territorio. Di contro, Teheran si è affrettata a sottolineare il rispetto dell’integrità degli altri Paesi, anche di Iraq e Pakistan, ma aggiunge di essere pronta a reagire a qualsiasi minaccia proveniente dall’esterno.

16 gennaio 2024

WCC continues to promote inclusive citizenship in Iraq

January 15, 2024

From 11-16 December 2023, Carla Khijoyan, WCC programme executive for the Middle East, visited Iraq for consultations with church and government leaders. The visit aimed at preparing the next phase of collaboration, focusing on freedom of religion and belief in Iraq.
Key meetings in Bagdad, Erbil, Dehuk, and Mosul centered on the Christian community's wellbeing, addressing needs for security, economic rights, and a dignified future for youth. Discussions with His Holiness Mar Awa III and His Beatitude Patriarch Sako highlighted the challenges facing the Christian community, emphasizing the need for strengthened ecumenical relations and unified responses to these challenges.
Signs of hope were evident in the returning families to the Nineveh plains, rebuilding their lives and communities with the church's diaconal mission at the forefront. The church's role extends beyond physical reconstruction to providing spiritual, social, and psychological support.
In Bagdad, the delegation met with H.E. Mohsen Mandalawi, vice-speaker of the House, who affirmed the Iraqi government's commitment to inclusive legislation ensuring justice and equal citizenship. The national security adviser, H.E. Kassem al Araji, praised the WCC's contributions to social cohesion and expressed interest in continued collaboration for inclusive citizenship.
Additionally, the visit to the Directorate of Educational Curriculum in Erbil revealed progress in educational reforms, with new curricula reflecting Iraq's diverse heritage. Meetings with tribal leaders further underscored the Iraqi values of respect, solidarity, and fraternity.
The WCC, moving forward into 2024, has outlined a strategic plan to continue its impactful work in the region, promoting peace, justice, and inclusive citizenship.

Il peggio che è accaduto ai cristiani iracheni negli ultimi vent’anni

16 gennaio 2024

Cardinale Louis Raphael Sako

Le osservazioni che seguono non hanno altro scopo che quello di contribuire alla comprensione dell’attuale realtà accumulata, e di sollecitare una saggia e attenta revisione da parte di tutti per trovare chiare soluzioni pratiche per il bene comune, soprattutto per proteggere i cristiani e le minoranze.
Questa terra, prima che i musulmani vi arrivassero dalla penisola araba a metà del VII secolo, era cristiana e ricca di monasteri, chiese e scuole, (vedi il libro di Muhammad Said al-Tarihi , Monasteri e luoghi cristiani a Kufa e dintorni, Beirut 1981).
I cristiani accolsero i musulmani e aprirono le loro scuole, i centri culturali e gli ospedali. Tradussero le scienze greche in siriaco nella “Casa della Saggezza” e le esportarono in Occidente. Così pure sottolineo il ruolo influente dei ministri cristiani precedenti, di medici e farmacisti, economisti e giuristi, scrittori, artisti, musicisti, ingegneri, storici, linguisti, archeologi e operatori turistici (alberghi e ristoranti), nonché abili costruttori che hanno costruito molte moschee musulmane, soprattutto a Mossul.
I musulmani ripetono spesso alle orecchie dei cristiani: “Voi siete rose e sale della terra” e l’elogio del Corano per loro: “Troverai che quelli che sono vicini per affetto a quelli che hanno creduto sono coloro che dicono “noi siamo Cristiani” (Surah al Maeda 82), nei loro cuori “c’è compassione e misericordia” (Surah al Hadid 27), E il riflesso di questo rispetto e onore per loro. Non sarebbe forse più degno di conservare questo “tesoro” e di non sprecarlo! califfi discutevano i problemi della gente e li risolvevano davanti alle loro case, nella moschea o nella pubblica piazza secondo una legge consuetudinaria che era stata trasmessa, e in un modo tipico per ottenere giustizia! Quanto siamo lontani da questo modello!
La storia di un paese inizia quando ottiene la libertà e l’indipendenza sul suo territorio. Quando approva la propria “costituzione”, le proprie leggi, il rispetto delle norme di giustizia e i diritti del’uomo e le liberta. Queste sono regole fondamentali per una società armoniosa con pieni diritti di cittadinanza.

L’amaro presente e l’incerto futuro
I cristiani hanno pagato un prezzo pesante negli ultimi vent’anni. I loro dolori rimarranno vivi nella loro memoria per molti anni.
1. Nei mesi di giugno e agosto 2014, elementi dell’ISIS hanno sfollato 120.000 cristiani da Mossul e dalle città della Piana di Ninive. Nei tre anni della catastrofe e dopo la liberazione, la Chiesa rimase sola con loro e con molte famiglie musulmane, e fornì loro aiuto e continua a farlo.Dopo la liberazione in 2017, ha riparato le case, le scuole e le chiese, mentre il governo centrale non ha offerto loro nulla, anzi li ha lasciati davanti alla scelta di emigrare o affrontare il loro destino come se fossero estranei al paese.
2. Rapimenti, uccisioni e riscatti, tra cui religiosi, incitamento all’odio, casi di cambiamento religioso forzato, il sequestro delle loro risorse, case e proprietà, e il controllo di milizie armate (in particolare la milizia Babylon) sulle loro città nella piana di Ninive e il loro dominio su di esse per guadagni materiali e politici, che hanno fatto sì che un certo numero dei residenti sfollati si rifiutasse di tornare alle loro case, preferendo rimanere nella regione del Kurdistan!
3. La milizia “Babylon”. È un peccato che i governi che si sono succeduti abbiano abbandonato i cristiani a causa della competizione per i “seggi”, le “quote”, i benefici privati e la corruzione dilagante, e abbiano praticamente e polticamente consegnato gli affari e le capacità dei cristiani alla milizia “Babylon sostenuti da esso e da altri in modo che loro potessero essere soli.
Alcuni funzionari sostengono che il conflitto è cristiano-cristiano, è un discorso vuoto. Il conflitto è tra la milizia Babylon, appartenente alla Mobilitazione Popolare militare, guidata dal cosiddetto Rayan, che si dichiara cristiano e caldeo, ma è completamente lontano dalla vera morale cristiana, e la sua abitudine di falsificare i fatti e le sue bugie sono infinite. Se una persona perde la sua morale, perde se stesso.
È un vero peccato che ” Rayan” sia riuscito, con mezzi maligni, a guadagnarsi la lealtà di alcuni chierici con privilegi finanziari, per trasformare il conflitto tra lui e la Chiesa caldea in un conflitto interno tra le chiese, ma ciò non è possibile, perché la Chiesa caldea è consciente di questo anche la maggior parte delle chiese. I cristiani lo respingono, si rifiutano di averlo come loro tutore, e sono risoluti di fronte a lui. I fedeli cristiani distinguono le persone oneste dagli opportunisti, cioè il “buon pastore dal mercenario” (Gv 10,11-12), e non ascoltano coloro che lo seguono! Questi esempi rimangono nella memoria delle persone.
4. Ritiro dei decreti. La decisione del Presidente della Repubblica, Dr. Abdul Latif Rashid, di ritirare il Decreto (147) dal Capo della Chiesa Caldea sotto la pressione del capo del ” Babylon” e dei suoi quattro deputati, e poi dal resto dei vescovi che prendevano di mira i cristiani, sebbene Sua Eccellenza fosse obbligato a rispettare questi decreti storici che hanno ottenuto legittimità, anche se non li aveva emanati? Questa decisione affrettata e senza precedenti da parte del Presidente della Repubblica non poteva essere immaginata!
5. Come non pensare ai gemiti del matrimonio di Qaraqosh (settembre 2023), come la gioia si sia trasformata in funerale e la vita in morte (133 morti e un numero di feriti), e ancora a ripetere che l’incidente è avvenuto per caso!
Qui mi chiedo: Chi ha chiuso gli occhi con una manciata di soldi non dovrebbe riconsiderare tutto con senso critico?
Questi attacchi “pubblici” e altri hanno causato lo sfollamento di oltre un milione di cristiani. La maggior parte di loro sono il fior fiore intellettuale, economico e qualificato, e l’emorragia dell’emigrazione continua, e potrebbe svuotare il paese di loro e delle minoranze in pochi anni!

Posizione del governo e soluzione
Una questione di tale gravità e importanza obbliga l’attuale governo ad assumersi la sua responsabilità nazionale e legale adottando misure pratiche e chiare per rendere giustizia ai cristiani, salvarli, affrontare la loro situazione con fermezza, recuperare le loro proprietà usurpate, condurre un’indagine con gli abusatori commisurata alla punizione con l’abuso e compensare con l’entità del danno, e rassicurarli di un futuro migliore in una vita dignitosa e sicura sulla loro terra!
Il primo provvedimento è quello di ritirare le milizie, soprattutto Babylon, della Piana di Ninive e sostituirle con la polizia federale. Questo è ciò che ho chiesto al governo precedente e i vescovi della Piana di Ninive hanno chiesto all’attuale governo. Questa procedura è l’inizio della soluzione. Che la milizia “Babylon” si dedichi a lavorare sotto il controllo della Mobilitazione Popolare militare e obbedisca agli ordini del Comandante in Capo delle Forze Armate, e lasci che le questioni cristiane siano ai cristiani e allo Stato per risolverle attraverso il dialogo e la collaborazione con buona volontà e non con l’esclusione!
Nonostante tutta questa ingiustizia e questo dolore, i cristiani hanno ancora la speranza che l’ingiustizia, la corruzione e la menzogna non prevalgano, ma che prevalga la verità, l’onesta e la giustizia, e che il sole sorga di nuovo e torni la pace e la sicurezza nel nostro paese, e le persone godano del bene.
Da parte nostra, non cederemo al male, né perderemo la speranza, perché alla fine arriva il “giudizio di Dio”, il vero garante della verità, quando la giustizia degli uomini è incapace!

13 gennaio 2024

Card. Sako: una ‘unità di crisi’ contro l’esodo cristiani iracheni e la divisione fra Chiese

11 gennaio 2023

I cristiani iracheni “stanno fuggendo” dal loro Paese e molti fra loro appartengono alla “fascia produttiva” o i settori “più istruiti” della popolazione (anche) a causa delle “divisioni” fra le Chiese, incapaci sinora di attuare politiche e iniziative forti e unitarie per dar loro un futuro.
A lanciare il j’accuse è il patriarca di Baghdad dei caldei, il card. Louis Raphael Sako, in un lungo messaggio ai fedeli in Iraq e nel mondo pubblicato sul sito del patriarcato e inviato per conoscenza ad AsiaNews.
Dalla sede provvisoria di Erbil, nel Kurdistan iracheno, dove il porporato si è ritirato fino a che non verrà risolta la controversia legata al decreto presidenziale fonte di scontro e ulteriore divisione, egli rinnova l’appello ad un impegno comune ed evoca la creazione di una “unità di crisi”.
In Iraq, osserva il primate caldeo, “non vi è strategia, sicurezza o stabilità economica”, manca la “sovranità” e vi è una “duplice” applicazione dei concetti di democrazia, libertà, costituzione, diritto e cittadinanza da parte di chi dovrebbe essere al servizio del Paese e dei suoi abitanti. In questo modo si sono “indebolite” le istituzioni e si è registrato un “declino” nella morale e nei valori, sono peggiorati i servizi, la sanità e l’istruzione, oltre a una “diffusa corruzione” e una “crescente disoccupazione” sommate ad un analfabetismo di ritorno.
In questo quadro la componente cristiana, già ai margini, è diventata ancora più fragile ed è stata oggetto di rapimenti, uccisioni iniziate nel 2003 con l’invasione Usa e culminate negli anni di dominio dello Stato islamico (Isis), con la grande fuga da Mosul e dalla piana di Ninive. Egli ringrazia il governo regionale del Kurdistan per l’accoglienza e sottolinea una volta di più il grande impegno profuso dalla Chiesa “per la ricostruzione” di case e attività dopo la liberazione. In caso contrario, avverte, avrebbero fatto “la stessa fine dei palestinesi a Gaza” dimenticati ed emarginati, perché il governo centrale a Baghdad “non ha fatto nulla per loro”.
Ciononostante, gli attacchi ai cristiani continuano ancora oggi con la perdita di lavoro, il sequestro di proprietà, conversioni forzate da parte dell’Isis o altri gruppi, islamizzazione di minori, diritti negati. Dietro questa politica, avverte, vi è il tentativo “deliberato” di “cancellare” il loro patrimonio, la storia, il lascito a livello di fede. Un’atmosfera di odio alimentata anche da leader religiosi (musulmani), che vietano gli auguri di Natale ai cristiani, anche se nel Corano Gesù Cristo viene celebrato e onorato. Ma quello che colpisce di più, prosegue, è l’inerzia di governo e magistratura sulla tragedia al matrimonio cristiano a Qaraqosh, nel settembre scorso, con oltre un centinaio di vittime: nulla è stato fatto sinora, le indagini latitano e i responsabili restano impuniti.
L’emergenza è confermata dai numeri, come rivela lo stesso patriarca: negli ultimi 20 anni oltre un milione di cristiani (su un totale di meno di 1,5 milioni) sono fuggiti. Solo nelle ultime settimane “oltre 100 famiglie hanno lasciato Qaraqosh e sono emigrate”, andando ad aggiungersi a “decine di famiglie da altre città” fuggite per il futuro incerto e mesi di stipendi non pagati. 
E la vicenda stessa del “Movimento Babilonia” che ha tramato alle spalle del card. Sako mostra come “i partiti cristiani sono divisi e alla perenne ricerca di potere e denaro”. “Allo stesso modo, i cristiani all’estero - attacca - non sono riusciti a creare una lobby” per sostenere chi è rimasto “a causa del loro fanatismo” e qualcuno scrive “articoli distruttivi” che poi pubblica “sui social media”.
Non solo i partiti, prosegue il porporato, ma persino all’interno della Chiesa vi sono profonde divisioni che rischiano di vanificare le buone relazioni con sunniti e sciiti e “il rispetto reciproco” lascito della visita di papa Francesco in Iraq nel marzo 2021. Ecco perché “i partiti e le Chiese cristiane devono unirsi: senza unità, il Paese sarà svuotato della sua componente indigena” che è anche espressione “massima della sua antica civilizzazione”.
Per farlo servono personalità ecclesiastiche autorevole e degne di rispetto, che rappresentano “la speranza della Chiesa: mi riferisco con orgoglio alla maggior parte dei vescovi della Chiesa caldea e ai vescovi Nicodemus Sharaf Dauod per la Chiesa siro-ortodossa, Benedict Younan Hannu per la Chiesa siro-cattolica, Elia Isaac per la Chiesa assira d’Oriente, Ghattas Hazim per la Chiesa greco-ortodossa e Farouk Hammo, capo della Chiesa evangelica”.
“Spero che questa squadra - conclude il cardinale - formi con la Chiesa caldea una ‘unità di crisi’ per affrontare le sfide e tutelare i cristiani rimasti”.

Iraqi Christians Towards Immigration

January 10, 2023

Cardinal Louis Raphael Sako

In Iraq, there is no strategy, security, or economic stability, nor the sovereignty, but rather an adoption of dual concepts of democracy, freedom, constitution, law and citizenship, practiced by those who swore an oath to preserve it for all Iraqis. As a result, the performance of state institutions has been weakened; a decline in moral and national values; deterioration of services, health and education; a wide spread of corruption; as well as the increase in unemployed people including graduates and a phenomenal illiteracy.
I am wondering, how can these officials pray and sleep while a large number of their citizens are groaning from hunger, poverty and diseases?
Due to total or partial marginalization the fragile Christian component suffered painfully from kidnapping and killing of a group of people for ransom since 2003, followed by facing the Islamic State (ISIS) displacement from Mosul and the towns of the Nineveh Plain. If it had not been for the Kurdistan Regional Government’s grateful reception of them, and the Church’s aid in reconstructing their homes after liberation, they would have been same as people of Gaza in Palestine, knowing that the central government did not provide anything for them.
Attacks on Christians are still continuing: on their skills, their jobs, the seizure of their properties (we have documented examples), cases of forced conversion of their religion by ISIS or others, the Islamization of minors, failure to preserve their rights, an attempt to deliberately erase their heritage, history, religious legacy, expressions of hatred in some religious discourses as well as in education books, for example: Some clerics forbade congratulating Christians on Christmas, while the Holy Qur’an considers Jesus Christ “ he will be honorable in this world and in the Hereafter” (Al Imran /45), Also in another verse: “made her and her son a Sign to the whole world” (Al-Anbiya’/91).
The government is not serious about doing justice to Christians. They keep saying pretty words without action.
What happened to the case of murdering (Samer Salah Al-Din) a young Christian man in the Al-Amin neighborhood in Baghdad and also murdering (Dr. Hisham Miskouni, his wife Dr. Shatha Malek, and her mother Khairiya Daoud) a Christian family in March 2018?
What is the investigation result of Qaraqosh wedding tragedy (September 2023), which no one believes that it was an incident?
More than a million Christians have immigrated, most of them were with qualified scientific, economic and skilled background, but who cares?
The state of instability and lack of equity has renewed the flow of migration: 100 families from Qaraqosh immigrated in the past months, in addition to dozens of families from other cities, such as the town of Ankawa in the Kurdistan region, due to anxiety about the future and the failure to pay salaries for months?

Christian Parties are Divided
Most of them are looking for power and money, and whoever reaches a position devotes his effort to preserving his benefits, whether he is a minister, advisor, or representative, as does the “Babylon” movement, which stole the quota with money and intimidation, despite our demand to limit the vote to the Christian component in choosing its representatives?
All this while the central government is silent despite the lies of Babylon’s electronic armies and their endless fabricated rumors, and if we criticize them, they file complaints in the courts on charges of slander, while they continue with their slander, and I did not file a complaint against them out of respect for my spiritual standing.
Likewise, Christians abroad were not successful in creating a lobby to stand alongside Christians at home, due to their national, tribal, and rural fanaticism. Moreover, some of them started writing destructive articles and publishing them on social media.

The Church is Divided
The Chaldean Church sensed the fragile situation of Iraqi Christian from the beginning (please see my installation installation speech on March 16, 2013) and tried to establish good relations with Shiite and Sunni authorities in addition to government officials. Hence, gained a reciprocal respect, especially after the visit of Pope Francis to Iraq on March 5-8, 2021. Also, worked hard to unify the position and discourse of the Churches by presenting sincere initiatives and calls for amalgamation, but no success unfortunately, due to the inability of some clergy to make such decision, and also the exploitation of Babylon movement played a role in trapping some bishops by money, power, and leadership temptation.
Babylon movement did not succeed in “controlling” the Chaldean Church, then tried to attack its credibility and integrity.
When all their effort failed, Babylon movement pressured the President of the Republic to withdraw decree (147) from its supreme leader, then four months later from the bishops of other Churches.
This kind of action is actually “moral assassination” that will be immortalized in modern history.

Heads of Churches
Group One

He does not think, analyze, or move. The job does not concern them, as if everything is “passing by”. They adhere to traditional authority and ritual practice. So their role is not consistent with the current culture and does not affect people’s lives.

Group Two

Submissive, his vision was blinded by money, so he handed over his abilities to a “Babylon militia” that showered him with money and freeze his will. They are exposed and known, especially when the crowed of faithful have shouted, “Traitor, traitor”? There are also those who monitor developments and compromise, stating that “I am neither with this party nor with that?

Group Three

Bright signs, strong personalities, and brave shepherds who deliver the message faithfully. They do not accept injustice and compromise on the truth. Their words are direct and strict. They defend citizenship, rights and a decent life. They have popular reputation, and are respected by the members of their Churches. They represent the “hope of the Church”.
I refer here with pride to most of the bishops of the Chaldean Church, and the venerable bishops: Nicodemus Sharaf Dauod for the Syriac Orthodox Church, Benedict Younan Hannu for the Syriac Catholic Church, Elia Isaac for the Assyrian Church of the East, Ghattas Hazim for the Greek Orthodox Church, and Farouk Hammo, head of the Evangelical Church. All together constitute 90%.
I hope that this team will form with the Chaldean Church a “crisis task force” to confront the challenges and preserve the remaining Christians.
Christians need real and honest allies from inside and outside to change the situation for the better and to publicly demand their rights in the media and international forums with firm faith, patience, and wisdom.
The Christian parties and Churches must unite, without unity, the country will be emptied of its indigenous component and the leader of its ancient civilization. We were waiting for the papal nuncio to play a positive role in bringing the Churches together. However, he did not try to understand the Eastern mentality and the culture of the country, therefore, remained wandering between his diplomatic and ecclesiastical duties.

National Aspirations
Iraqis of all stripes aspire to true national reconciliation, rejection of conflicts, and building of a strong civil state, a state of law and institutions, a state run by competencies and not partisan quotas, a state that preserves national unity and coexistence among all components of the religious, sectarian and national society, a state that seeks to establish peace. Stability, security and decent living.
According to all religious and moral values, there is no shame in admitting our mistake, apologizing for it, and addressing it. I hope everyone will be able to examine his thoughts, deeds and conscience before God, since Iraqis and Christians deserve the best.

A Supplication
O Lord, grant our Government Officials wisdom of dialogue, common good in defending poor people, and suppressing all forms of conflict and war
Bless all those who seek to spread fraternity, love and peace